Ti senti intrappolato in un incubo quotidiano? Rimproveri immotivati, umiliazioni sottili, mansioni svilenti che non corrispondono al tuo ruolo. Ogni mattina, l’angoscia ti opprime mentre varchi la soglia dell’azienda.
Non sei solo. Migliaia di lavoratori e lavoratrici vivono situazioni simili. Persone competenti, preparate, professionisti qualificati, che si ritrovano a lavorare in un contesto dove la loro dignità viene calpestata giorno dopo giorno. Persone che hanno iniziato a dubitare delle proprie capacità e a convincersi che “è normale che il lavoro sia così”.
Ma no, non è normale, non è corretto. Non è normale svegliarsi la mattina con il nodo allo stomaco. Non è normale contare i minuti che mancano alla fine della giornata lavorativa. Non è corretto vivere con un senso di angoscia costante mentre la vita personale e familiare inevitabilmente ne risente.
Non sei tu il problema. Non sei “poco resistente allo stress”.
In questo articolo voglio offrirti degli spunti per comprendere quali sono i tuoi diritti, come puoi proteggerli e quali sono i passi per riprendere in mano la tua vita professionale. Voglio darti degli spunti pratici e immediati che possono aiutarti a invertire la rotta quanto prima e a spezzare la catena delle vessazioni.
Sono diversi i fattori che possono rendere un ambiente di lavoro tossico:
Le condotte vessatorie possono manifestarsi attraverso comportamenti persecutori, anche apparentemente leciti se considerati singolarmente, ma che acquisiscono carattere lesivo quando posti in essere in modo sistematico e prolungato. Questi comportamenti possono includere rimproveri immotivati, richiami verbali pretestuosi, piccole umiliazioni quotidiane che, nel loro complesso, creano un clima lavorativo ostile e degradante. Questi comportamenti, spesso, si inseriscono in un contesto caratterizzato da un clima di negatività e scontrosità, da una mancanza di rispetto tra colleghi e/o superiori e da un carico di lavoro irragionevole.
Ogni lavoratore ha il diritto di essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto. L’assegnazione a mansioni inferiori, quando non giustificata da legittime ragioni organizzative e non accompagnata dalle dovute garanzie procedurali, costituisce una forma di vessazione illegittima che lede la professionalità del lavoratore.
Gli effetti di un ambiente di lavoro tossico hanno ripercussioni sia sulla sfera professionale (perdita di professionalità e competenze, compromissione delle prospettive di carriera, isolamento dal contesto lavorativo) che su quella personale (danni alla salute psicofisica, stress e ansia, calo dell’autostima, ripercussioni sulla vita familiare, relazionale sociale). Quando infatti le cose a lavoro vanno male, sistematicamente e per periodi lunghi, è inevitabile che anche la sfera personale venga compromessa.
Ovviamente possono essere tantissime le cause scatenanti, ogni vicenda è unica e va analizzata singolarmente. In linea di massima ciò che accomuna molte di queste situazioni è l’obiettivo del datore di lavoro. L’obiettivo del datore è quello di renderti la vita complicata sul luogo di lavoro. Le mansioni che ti vengono assegnate sembrano studiate apposta per svilire la tua professionalità. E tu, giorno dopo giorno, ti senti sempre più invisibile, sempre più inadeguato, sempre più solo.
Il capo che ti umilia, che ti rimprovera senza motivo, che ti esclude, che coglie ogni occasione per sottolineare una tua mancanza, lo fa perché ha in mente un obiettivo molto preciso: portarti pian piano all’esasperazione in modo tale che tu dia le dimissioni e che lasci l’azienda “spontaneamente” senza che sia lui a licenziarti.
Questa soluzione rappresenterebbe una grande vittoria per l’azienda perché riuscirebbe a liberarsi di te senza doverti licenziare (pur volendolo fare) e quindi senza rischiare di doverti risarcire, senza darti niente a titolo di “buonuscita”.
I datori di lavoro sanno bene quanto possa essere difficile e costoso licenziarti e quindi spesso ricorrono a questi espedienti per renderti la vita impossibile, in modo tale che sia tua a cedere e a lasciare l’azienda a costo zero.
Purtroppo questo rappresenta uno scenario comune perché molti lavoratori, invece che chiedere aiuto a un avvocato del lavoro e farsi supportare in un percorso di riconoscimento dei propri diritti, alla lunga cedono alle pressioni dell’azienda e, esasperati, rassegnano le proprie dimissioni.
Purtroppo le aziende riescono a raggiungere il loro obiettivo perché sono una in una condizione psicologica di potere e quindi spesso i lavoratori cedono alle pressioni continue e, una volta trovato un nuovo lavoro, si dimettono. Questo scenario rappresenta la più grande sconfitta per il lavoratore che perde, oltre il lavoro, anche la possibilità di lasciare l’azienda a testa alta e, molto spesso, con un buon risarcimento in tasca.
Ci tengo molto a fare presente che i dipendenti hanno diversi strumenti a disposizione per tutelarsi e, concretamente, per far sì che le condotte vessatorie cessino. Non devi essere tu a gettare la spugna, a dimetterti lasciando l’azienda con la coda tra le gambe. Puoi uscire dall’azienda a testa alta, con un buon accordo in tasca e con la consapevolezza e la soddisfazione di aver fatto valere le tue ragioni.
Il datore di lavoro che ti vessa, ti umilia, ti isola, ti affida mansioni svilenti, si espone a rischi estremamente significativi sotto molteplici profili giuridici, rischiando una condanna ad alto impatto economico.
Senza entrare troppo nei tecnicismi giuridici, la tutela del lavoratore trova il suo fondamento primario nell’art. 2087 del Codice Civile, che impone al datore di lavoro l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a tutelare non solo l’integrità fisica, ma anche la “personalità morale” dei lavoratori. Questa disposizione costituisce il presidio normativo fondamentale contro le condotte vessatorie sul luogo di lavoro. Quindi, concretamente, ogni datore ha il dovere di tutelare la salute – fisica e psicologica – dei lavoratori, e fare quindi tutto il possibile per proteggere la salute e il benessere, anche in un’ottica di prevenzione. Nel caso in cui l’azienda dovesse violare questo obbligo si esporrebbe a forti responsabilità e andrebbe incontro a sanzioni ingenti. Se infatti il dipendente dovesse ammalarsi o dovesse peggiorare a causa delle azioni – od omissioni – dell’azienda, questa sarebbe tenuta al risarcimento dei danni.
Forse stai pensando: “Ma cosa posso fare? Se reagisco, la situazione peggiorerà”. È proprio qui che commetti l’errore più grande: pensare che non ci sia una soluzione e che devi affrontare tutto questo da solo. I lavoratori hanno diritto ad essere risarciti non solo in caso di mobbing, ma anche per singole condotte vessatorie che superano la soglia della normale tollerabilità.
A differenza di quanto si pensa comunemente, i dipendenti dispongono di diversi strumenti giuridici per tutelare i propri diritti. Le aziende inoltre temono molto azioni di questo tipo da parte dei loro dipendenti perché sono ben consapevoli del lavoro sporco fatto e delle conseguenze economiche e sanzionatorie cui possono andare incontro.
In questi casi è fondamentale muoversi tempestivamente e adottare una strategia corretta per affrontare il datore. Avendo difeso e aiutato moltissime persone in situazioni simili, so bene che non è facile fare il primo passo e chiedere aiuto, perché si ha paura di ulteriori ritorsioni, perché ci si può sentire in colpa, oppure perché si è disillusi e si crede che contro l’azienda non si possa vincere.
Purtroppo queste convinzioni errate e molto diffuse impediscono a tante persone di agire, costringendole a subire per mesi, spesso anni, nella speranza (del tutto vana) che la situazione si sistemerà da sola in qualche modo. E purtroppo a causa di questa inerzia molti datori si permettono di fare il bello e il cattivo tempo e di continuare a perpetrare vessazioni nella sfacciata convinzione che tanto la si farà sempre franca.
Il primo passo da fare è quello di raccontare al tuo avvocato del lavoro la situazione al fine di capire se ci sono gli estremi per poter procedere. L’avvocato può anche consigliarti quali elementi raccogliere per poter dimostrare la sussistenza delle condotte vessatorie che hai subito. Preciso comunque che questa fase di raccolta delle prove, per quanto opportuna, si rivelerà utile solo nel caso in cui si dovesse arrivare a una causa contro l’azienda.
A questo proposito un altro mito da sfatare, che purtroppo spesso scoraggia moltissime persone e impedisce di agire, è quello secondo cui è indispensabile fare causa per far valere i propri diritti. Al contrario, bisogna sapere che non è sempre necessario rivolgersi al Tribunale, anzi, questa è solo una fase eventuale e sempre più rara perché oggi la maggior parte delle controversie di lavoro si risolve prima, e in tempi brevi, grazie a un accordo tra le parti.
La prima azione dell’avvocato è quella di inviare una lettera all’azienda per contestare quanto avvenuto nel corso del rapporto di lavoro e per chiedere il pagamento di un risarcimento economico. Di solito a questa lettera fa seguito una risposta da parte del legale dell’azienda e, se ci sono gli estremi, si apre una trattativa che può portare a un accordo in tempi ragionevoli, senza bisogno di fare una causa, ed evitando le relative lungaggini.
L’azienda che ti ha vessato, sfruttato, demansionato, umiliato, è perfettamente consapevole dell’errore fatto nella gestione del tuo rapporto di lavoro e ha quindi un forte interesse a evitare una causa molto rischiosa che può avere un impatto economico notevole nel bilancio.
Le condizioni che si possono ottenere grazie a un accordo sono diverse e variano da caso a caso, ma in linea di massima, il lavoratore può ottenere una somma economica tramite il risarcimento del danno e, nel caso in cui non voglia più lavorare lì, anche il pagamento di un incentivo all’esodo (c.d. “buonuscita”) unitamente alla risoluzione del rapporto.
In ogni caso, quello che ottiene il lavoratore che si rivolge a un avvocato, è la cessazione immediata delle condotte vessatorie. Con l’intervento di un avvocato del lavoro, il datore prende atto che le sue condotte hanno delle conseguenze e che deve quindi cambiare registro.
A prescindere dai risarcimenti che si possono ottenere, il primo grande risultato che molto spesso si raggiunge con il semplice invio di una lettera è che le condotte vessatorie cessano immediatamente e il dipendente non viene più presa di mira. Anzi, molto spesso, c’è una totale inversione di tendenza e il dipendente in precedenza vessato, inizia a essere trattato con i guanti bianchi, perché il datore sa bene che adesso ogni sua mossa sarà sotto la lente di ingrandimento, e qualsiasi comportamento errato potrà essere oggetto di contestazione e di tutela da parte dell’avvocato del dipendente.
L’attivazione tempestiva di questi strumenti di tutela è fondamentale non solo per far cessare le condotte vessatorie, ma anche per prevenire l’aggravamento dei danni alla salute e alla dignità professionale del lavoratore. Più passa il tempo più grande sarà il danno professionale, perché con il passare degli anni sarà sempre più difficile reinserirsi nel mondo del lavoro.
Un avvocato del lavoro può aiutarti a ricostruire e documentare correttamente ogni episodio vessatorio, costruire una strategia di tutela efficace e tempestiva, proteggere i tuoi diritti e la tua posizione lavorativa, farti ottenere il giusto risarcimento per i danni subiti.
Inoltre, probabilmente, l’avvocato ti consiglierà di consultare un medico specialista o uno psicologo o il medico di base per valutare eventuali periodi di malattia. Ho assistito tante persone in forte crisi che non avevano neanche la forza di parlare con il proprio medico di base, per paura e per vergogna di chiedere un periodo di astensione dal lavoro, oppure per paura che il medico di base potesse rifiutarsi di dare la malattia. Voglio chiarire espressamente che i medici di base non possono rifiutarsi di concedere un periodo di malattia al dipendente che ha problemi di salute, anche se questi sono di carattere psicologico. Inoltre, il datore di lavoro non viene a conoscenza di quale sia la patologia che giustifica la tua assenza.
Per la mia esperienza professionale ho constatato che dopo l’invio di una lettera e di un periodo di malattia, i lavoratori godono già di diversi benefici. Il non doversi recare nel luogo di lavoro, unito dall’intervento di un legale che ti supporta e ti difende, consente di risolvere rapidamente buona parte del problema e rappresenta l’inizio del percorso che può portare alla risoluzione dello stesso.
Immagina di poter tornare a respirare. Immagina di riprendere il controllo della tua vita professionale, sapendo di aver avuto il coraggio di dire basta.
Il primo passo è quello che probabilmente richiede più coraggio ma anche il più importante: rivolgerti a un avvocato del lavoro. Non aspettare che la situazione peggiori ulteriormente. Ogni giorno che passa è un giorno in cui il tuo equilibrio psicofisico viene minato, la tua professionalità viene compromessa, la tua dignità viene calpestata con pesanti conseguenze nella tua vita personale e relazionale.
Lasciare che il tempo passi pensando che le cose miglioreranno da sole è molto rischioso. Il tuo capo non cambierà magicamente atteggiamento. Non inizierà a rispettarti da un giorno all’altro dopo averti tormentato per tanto tempo.
Non sei solo in questa battaglia. Il tuo avvocato del lavoro può guidarti attraverso ogni fase del percorso, proteggendo i tuoi diritti e aiutandoti a ricostruire la serenità lavorativa che meriti.
In questi anni ho difeso tantissime persone in queste condizioni, le ho aiutate e, al di là del riconoscimento economico ottenuto grazie a un accordo, le ho viste rinascere e riappropriarsi della loro vita dopo aver chiuso i conti con l’azienda e ottenuto il riconoscimento dei propri diritti.
Purtroppo queste situazioni non si risolvono mai da sole e la paura e l’incertezza possono portarti a rimanere bloccato per mesi, o molto spesso anni, in una situazione dalla quale non sembra esserci via d’uscita. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di forza e consapevolezza. È il primo passo verso la riconquista della tua dignità professionale e personale.
La consulenza di un avvocato del lavoro può fare la differenza tra subire passivamente una condizione di sfruttamento e farsi valere e ottenere il pieno riconoscimento dei propri diritti. Già dopo una prima consulenza la situazione ti sarà più chiara e potrai comprendere meglio la tua situazione, guardare dalla giusta prospettiva il tuo rapporto di lavoro e capire quali sono le tue reali possibilità di tutela.
Fonte immagine: PxHere
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